Allineare i talenti al mercato del lavoro. L’orientamento oggi.

Allineare i talenti al mercato del lavoro. L’orientamento oggi.
Intervista lug 10, 2025 10 minuti
  • Sviluppo dei talenti
Elisabetta Donato per PerformanSe Italia

Quattro chiacchiere con Elisabetta Donato, referente Centro BilCo e referente Servizio Bilancio di Competenze presso CIOFS-FP Piemonte ETS.

Co.........................

Elisabetta, sei una figura senior nell’attività di orientamento, bilancio di competenze e riprogettazione di carriera. In questi ultimi vent'anni, come hai visto evolvere il bisogno di orientamento, sia nei giovani che negli adulti con esperienza lavorativa?

Negli ultimi vent'anni l'orientamento ha cambiato prospettiva e si è evoluto, anche in risposta ai cambiamenti del contesto socioeconomico. Per dare risposte adeguate alle nuove esigenze, e aiutare le persone a rispondere velocemente alle loro necessità e a quelle del mondo del lavoro.

Anche le istituzioni si sono rese conto che l'orientamento sta assumendo un ruolo strategico di servizio permanente ai cittadini, e che deve fornire un servizio sempre più di qualità, sempre più efficace.
Se vent'anni fa distinguevamo l'orientamento scolastico dall'orientamento professionale, oggi questa distinzione non esiste più: preferiamo parlare di orientamento permanente o di orientamento lungo tutto largo dell'arco della vita.

È aumentato il numero di persone che si rivolge a voi? E le richieste che vi fanno, sono cambiate?

Premetto che sono aumentati anche i servizi che offriamo. I servizi di orientamento e di accompagnamento al lavoro sono diventati accessibili a molte più persone rispetto al passato, e mentre prima erano azioni specifiche, attuate all'interno di determinati bandi, ora sono diventati servizi universali conosciuti da tutti i cittadini, in particolare dai cittadini senza un impiego. Questo anche grazie ai finanziamenti europei, nazionali e regionali.

L'utenza oggi è più responsabilizzata, anche grazie alla diffusione delle politiche attive del lavoro. La richiesta di servizi di orientamento è incrementata, e si è evoluta anche la motivazione per la quale le persone si rivolgono a noi: da una motivazione estrinseca, legata alla necessità, nonché agli obblighi istituzionali normativi, alla motivazione intrinseca di scoprire le opportunità offerte dai servizi di orientamento, per rendere più efficace il proprio percorso personale di crescita e di ricerca di occupazione.

Quali sono i bisogni che riscontri di più nelle persone che accompagnate?

Per quanto riguarda gli adulti, percorsi di reinserimento nel mondo del lavoro. Oggi capita spesso, anche a persone adulte con esperienza, di affrontare un’interruzione, volontaria o meno, del lavoro, e di vivere periodi di disoccupazione.

Hanno necessità di valorizzare l'esperienza acquisita e di riprogettarsi, anche in contesti nuovi e diversi. Ci chiedono di aiutarli a definire quali possono essere le opportunità occupazionali coerenti con i loro percorsi, oppure di orientarli verso dei percorsi formativi che li possano riqualificare, per far crescere le loro skill professionali.

I più giovani, di solito si rivolgono ai noi al termine di un percorso di studi, quello della scuola superiore piuttosto che quello universitario, e sono alla ricerca di un primo impiego. Spesso non sono ancora in grado di definire un progetto di inserimento lavorativo che sia coerente con il loro sistema di competenze e con il loro sistema valoriale, e hanno bisogno di un aiuto per fare chiarezza sulle loro competenze personali, professionali e i loro valori. E sviscerare anche la loro percezione del mondo lavorativo, che ancora non conoscono: preconcetti, conoscenze precostituite - che a volte sono da riformulare - in relazione a quelle che sono le aspettative e le attese del mercato del lavoro.

L’accompagnamento dei giovani può essere più approfondito e complesso rispetto a quello degli adulti, i quali spesso hanno “solamente” bisogno di trovare nuovi stimoli: di solito arrivano già con un bagaglio esperienziale e la capacità di proiettarsi all'interno di un contesto lavorativo, cosa che i giovani ancora non hanno.

La prima necessità di neodiplomati e neolaureati, prima ancora della ricerca di un impiego, è fare un bilancio di competenze: una fase fondamentale nel percorso di orientamento, prima di definire progetti che possono includere percorsi formativi o portare direttamente all’inserimento lavorativo.

Leggevo infatti che, secondo un’indagine ANPAL, il 57,3% dei giovani sotto i 28 anni non sa che lavoro vorrebbe fare. Confermi quindi anche tu questo dato.

Lo confermo. E questo avviene anche per chi, per esempio, esce da una scuola professionale, che ha quindi già fatto una scelta di indirizzo, ma che spesso viene rimessa in discussione.
Togliendo la percentuale di ragazzi che intraprende un percorso universitario, chi interrompe il percorso di studi non ha ancora maturato un'idea progettuale di inserimento lavorativo. Oppure pensa di avere necessità di intraprendere altri percorsi, e chiede il nostro supporto. È aumentata di molto la richiesta di servizi di orientamento da parte dei ragazzi in uscita dalla scuola superiore.

Come li aiutiamo? Per chi ha già maturato un'idea, confermata da un percorso scolastico terminato con successo, diamo supporto nella ricerca dell’impiego: si lavorava sul curriculum, sui canali di ricerca delle opportunità di lavoro, sulle simulazioni di colloqui di lavoro. Chi invece è alla ricerca di un percorso di istruzione scolastico, lo aiutiamo a orientarsi tra le varie possibilità. Non tutti i ragazzi che escono dal liceo sono orientati verso una facoltà universitaria: alcuni preferiscono una formazione più tecnica, come gli ITS, progettati con le aziende e i centri di formazione professionale, finalizzati all'inserimento lavorativo.

Una curiosità: parli di adulti che si trovano senza lavoro, e adulti, invece, che hanno già una professione ma vogliono cambiare vita?

Sì, certo. Da qualche anno è aumentato il numero di persone occupate che si rivolgono a noi per il servizio di bilancio di competenze. Persone adulte con ruoli consolidati, che chiedono di poter fare un bilancio della propria esperienza per valutare altre opportunità. È una tendenza che continua, e purtroppo, per ragioni di finanziamenti e di risorse, non sempre riusciamo a soddisfarle tutte.

La nostra attività è legata principalmente ai bandi di concorso e ai finanziamenti pubblici, e possiamo offrire un servizio prioritario e gratuito a determinate categorie di persone: tra queste, le richieste che arrivano dal programma GOL, un programma nazionale per favorire il reinserimento lavorativo, soprattutto di coloro che percepiscono ammortizzatori sociali o sono in cerca di occupazione.

Certamente accogliamo le richieste di chi ha già un’occupazione, ma non abbiamo i fondi per coprirle e dobbiamo offrire un servizio a pagamento, cosa che può disincentivare.

Così, su due piedi, riesci anche a farmi un esempio pratico?

Una storia che mi aveva colpito molto era quella di un dirigente di banca, che ha deciso di cambiare totalmente lavoro, per cercare un ruolo con minori responsabilità e un minore impatto sulla propria vita.

In questo momento molti lavoratori autonomi ci chiedono supporto perché stanno valutando l'opportunità di cercare un lavoro come dipendente, in controtendenza con quello che invece era successo qualche anno fa, quando le persone volevano lasciare il lavoro da dipendente per avviare una propria attività. Ricordo di aver accompagnato molte persone in questo tipo di percorso, facendo insieme un bilancio sulle loro competenze manageriali e imprenditoriali, per valutare la capacità di sostenere un’impresa autonoma. E di averle poi indirizzate a un servizio specifico che le aiutasse a definire un business plan e a gestire altre attività imprenditoriali.

Nelle attività che seguite, quali sono le sfide più complesse che vi trovate ad affrontare, come orientatori?

La sfida più complessa è aiutare le persone a capire quanto sia importante, per prima cosa, fare una valutazione su se stessi, essere consapevoli delle proprie capacità personali, soprattutto delle proprie potenzialità. La capacità di rileggersi o visualizzarsi in determinati contesti, per capire qual è la strada che vogliono intraprendere, quale lavoro è più adatto a loro.
Mettere in luce le risorse che hanno a disposizione in quel momento, cercare di capire quali sono gli ostacoli e i freni che possono intromettersi.

Le persone arrivano con la richiesta di aiutarle a trovare un lavoro. Quando chiediamo che idee abbiano sulla loro possibilità di trovare un lavoro e quale lavoro vogliono fare, la risposta che danno solitamente è: “qualsiasi lavoro”. Questo per noi è un segnale d'allarme: significa che la persona non ha gli strumenti per definire un percorso che possa portarla a trovare il lavoro adatto a lei, e tra l'obiettivo di trovare un lavoro e la sua richiesta, ci sono molte tappe intermedie da affrontare.

Tra le prime, quella di farle capire che esistono dei limiti legati alla sua precedente esperienza, alle sue conoscenze pregresse, alle sue convinzioni, alle sue caratteristiche personali, che le impediscono di trovare un lavoro, perché in realtà non lo stanno cercando “realmente”. Il nostro lavoro è quello di accompagnarli in queste tappe, dove analizziamo gli ostacoli e le risorse che hanno a disposizione. Solo allora le persone iniziano a capire che un certo tipo di lavoro è adatto a loro più di altri.

Gli strumenti PerformanSe sono di supporto in questa vostra attività. In che modo, in quali tappe e con quali benefici?

Sì, utilizziamo gli strumenti PerformanSe e troviamo che siano adatti a qualsiasi tipologia di persona.
Ogni strumento viene scelto in modo adeguato rispetto al tipo di percorso che stiamo affrontando, agli obiettivi che vogliamo raggiungere, e tutti i nostri operatori sono formati per spiegare agli utenti quali benefici ne possono trarre. Il report degli strumenti PerformanSe non è mai una valutazione del tipo “giusto-sbagliato”: restituisce un’immagine obiettiva, a partire dalla quale, nel corso del colloquio, ci possiamo soffermare sugli elementi chiave e sulle caratteristiche principali.
Elementi che sono descritti in maniera chiara e definita, e che aiutano le persone a comprendere i propri punti di forza e le proprie aree di miglioramento. Il linguaggio è sempre comprensibile, e, qualora alcuni aspetti risultassero complessi, l'operatore è in grado di rendere il tutto più fruibile.

Sono strumenti fondamentali nei nostri percorsi di orientamento, soprattutto nella fase di conoscenza del sé, di esplorazione delle proprie aree di interesse, delle proprie motivazioni e sistema valoriale. E non solo nella fase iniziale: diventa uno strumento che accompagna tutto il percorso di orientamento, sul quale si torna spesso per dare feedback continui. Dalla fase iniziale alla fase finale, quando chiediamo alle persone di tornare sul report per un confronto tra il prima e il dopo.

Come reagiscono le persone alla restituzione del loro report?

Abbiamo un ritorno molto positivo da parte della maggior parte delle persone: si riconoscono nella descrizione, sia rispetto agli aspetti positivi che rispetto alle aree di miglioramento. Sono pochissime le persone che fanno resistenza, o negano i dati del report, e questo dipende soprattutto dalla loro capacità di aprirsi ai momenti di confronto, di mettersi in discussione. Forse è anche una questione generazionale: oggi le persone sono più abituate a sentirsi dare un riscontro rispetto al proprio profilo di competenze, anche personali e non solo professionali.
Anche le realtà aziendali sono diventate più sensibili al tema delle soft skill. Anni fa erano considerate una sorta di “sfondo” su cui si muovevano le competenze tecniche, mentre ora stanno diventando addirittura prioritarie rispetto alle hard skill.

Perché si sono resi conto che hanno più peso.

Assolutamente. Sono quelle che incidono sulla capacità della persona di stare e restare all'interno di un'azienda, di sposare un certo tipo di visione. Se mancano le skill necessarie in una determinata realtà, magari l’incontro domanda-offerta inizialmente avviene lo stesso, ma non è duraturo nel tempo.

È cresciuta quindi anche la disponibilità, da parte delle aziende, a lavorare sulle competenze trasversali, più che su quelle professionali.

Data la tua esperienza pluriennale, se dovessi dare un consiglio ai colleghi che si occupano di orientamento, quali sono le condizioni ottimali per utilizzare gli strumenti PerformanSe, soprattutto in relazione alle persone accompagnate?

Innanzitutto, chiarire bene gli obiettivi e le finalità del percorso di orientamento e di accompagnamento al lavoro. In secondo luogo, chiarezza sull'approccio del professionista e sulla metodologia utilizzata: la persona viene resa responsabile del proprio percorso, e l’orientatore, lungi dall’avere una visione valutativa, deve aiutarla a definire al meglio il proprio progetto, e aiutarla a realizzarlo.

La persona accompagnata, d’altro canto, deve riporre fiducia nell’operatore, allo stesso modo in cui gli operatori devono essere in grado di creare un clima di fiducia.

Con queste premesse, l’utilizzo degli strumenti di PerformanSe, dove si chiede alla persona la disponibilità di mettersi a nudo, rispetto ai proprio punti di forza e alle proprie criticità, diventa ancora più fruttuoso.

Un’ultima cosa da ricordare sempre è questa: contestualizzare. Non esiste un report migliore o peggiore, non esiste chi è più bravo o meno bravo in senso assoluto.
Ogni analisi, ogni report, va contestualizzato rispetto alla storia professionale della persona, al contesto in cui lavora, o andrà a lavorare, per cui un profilo può essere perfetto per un contesto aziendale e non adatto per un altro.

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