Radiografia del talento. La guida per orientare oggi.

Quattro chiacchiere con Giovanni Rigon, coordinatore della Commissione Orientamento e Placement presso la Conferenza dei Collegi di Merito.
Come accompagnare i giovani oggi, tra AI e incertezza, con un orientamento centrato su attitudini e competenze trasversali. E il supporto di strumenti che analizzano "l'invisibile".
Giovanni, parlami del tuo ruolo presso il Collegio Mazza e la Conferenza dei Collegi di Merito.
Il Collegio Mazza è un Collegio di Merito legalmente riconosciuto, che gestisce sette residenze per studenti universitari: tre a Padova, tre a Verona e una a Roma.
I Collegi di Merito sono una modalità particolare con cui il Ministero delle Università e della Ricerca incentiva e promuove il merito nel nostro Paese. Si tratta di realtà che offrono agli studenti meritevoli, con un’attenzione particolare a coloro che provengono da situazioni più svantaggiate, la possibilità di un’esperienza unica: abitare uno spazio che non è semplicemente una residenza universitaria ma un contesto comunitario altamente formativo e stimolante, dove gli studenti hanno l’opportunità di contaminarsi tra di loro e integrare il proprio percorso di studi attraverso l’acquisizione di conoscenze complementari e, soprattutto, lo sviluppo di competenze trasversali.
All’interno del Collegio Mazza occupo di innovazione, sviluppo, progetti speciali e del Career Service. Per la Conferenza dei Collegi di Merito, ricopro il ruolo di coordinatore della Commissione Orientamento e Placement, che propone iniziative rivolte agli studenti e ai professionisti dei Collegi, con l’obiettivo di promuovere opportunità di valore per tutti coloro che si avviano alla conclusione degli studi e sviluppare competenze per chi è chiamato ogni giorno ad accompagnarli.
Nella tua esperienza hai lavorato sia a contatto diretto con gli studenti, che con i formatori degli studenti.
Gli studenti sono al centro di qualsiasi nostra iniziativa. Intorno al loro mondo, ruotano i professionisti che se ne occupano, e diversi stakeholder: aziende di tutte le tipologie, gruppi confindustriali, realtà cooperative, istituzioni pubbliche e private del territorio, professionisti del settore a vario titolo, Università ed enti per il diritto allo studio, che rimangono i nostri primi interlocutori a livello istituzionale. Ciascuno di questi attori riconosce ai Collegi di Merito un ruolo di primaria importanza nella formazione e sviluppo di giovani eccellenti e dei loro talenti.
Mi accennavi un dato interessante: in Europa, l’Italia è l’unico paese dove esiste una realtà di questo tipo.
Esatto. Una realtà come quella dei Collegi di Merito, tutelata e sovvenzionata dal Ministero dell’Università e della Ricerca, è un’esperienza tipicamente italiana di cui andiamo fieri.
A proposito di esperienze… parliamo della tua esperienza di accompagnamento e sviluppo dei talenti con gli studenti universitari. Come è arrivata l’idea di introdurre gli strumenti PerformanSe nel tuo lavoro?
Da tempo ero alla ricerca di strumenti che mi permettessero di fare uno “screening” delle persone che seguo, per poterle accompagnare nel migliore dei modi, al di là di quanto percepisco soggettivamente. Una sorta di “radiografia”, capace analizzare gli aspetti “invisibili” della persona, non facilmente identificabili, meno immediati, legati al comportamento, alle risorse potenziali, al sistema motivazionale, alle prospettive evolutive.
Nell’incontro con PerformanSe, ho trovato degli strumenti che soddisfano il mio bisogno, nella maniera più completa, attraverso un approccio sistemico, che rispetta la complessità delle persone e del comportamento umano, che pur dando un nome a ciò che è meno visibile, non stampa “etichette” ma genera opportunità di dialogo e confronto, lasciando sempre la porta aperta ad una molteplicità di significati ed interpretazioni possibili. Per dirla in breve, mi piace non solo lo strumento, ma anche come lo strumento “lavora”, il valore e il rispetto che vengono dati alle persone a cui lo si propone. Mi piace perché lo strumento mi aiuta a capire non tanto se c’è o non c’è una competenza, ma come quest’ultima venga esercitata dalla persona. Un cambio di prospettiva non banale rispetto agli approcci più classici, dove il focus si sposta dalla valutazione alla comprensione, stimolando curiosità e interesse.
Il mondo accademico si occupa della conoscenza e della competenza tecnica. Nel nostro contesto lavoriamo sulle competenze trasversali e sulla crescita globale dello studente, ed è fondamentale avere degli strumenti che ci permettano di dare un nome alle diverse attitudini e competenze, di tracciarle e di misurarle, per quanto complessa e sfidante sia questa operazione. Di avere una base solida, da un punto di vista scientifico, che ci aiuti a svolgere il nostro lavoro.
La competenza tecnica ormai diventa obsoleta in fretta, quello che fa la differenza sono proprio le competenze trasversali.
Sì. Le competenze tecniche acquisite attraverso i percorsi di studio invecchiano molto velocemente: mediamente si parla di uno-tre anni. Questo vuol dire che perdono valore più o meno nell’arco dello stesso tempo in cui sono state acquisite. Inoltre, le profonde e repentine trasformazioni a cui siamo costantemente esposti, l’incertezza diventata normalità, ci chiedono di sviluppare una grande flessibilità, una grande capacità di adattamento, di lettura del contesto, di costruzione di una visione globale, di pensiero critico. Tutto questo accresce il valore e la centralità di ciò che può essere trasversale rispetto al tempo e ai diversi settori professionali.
Per non parlare delle competenze relazionali, in particolare l’intelligenza emotiva, la capacità di comunicare efficacemente e di collaborare. Tutte skill che ormai fanno la differenza in qualsiasi ambiente di lavorativo e su cui l’Intelligenza Artificiale, almeno per il momento, farà fatica ad arrivare. Differentemente per quanto accade con le competenze tecniche, l’Intelligenza Artificiale ne sta già sostituendo parecchie.
Si tratta di competenze più difficili da acquisire e sviluppare, che richiedono molto più tempo, esperienza, formazione, oltre che una didattica e processi di apprendimento completamente diversi.
Quindi sono queste sono le competenze di cui hanno bisogno i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.
Gli studenti, se si fanno trovare pronti, se hanno già acquisito queste competenze, o hanno già avuto modo almeno di conoscerle, avranno un vantaggio competitivo nel mercato del lavoro. Soprattutto in termini di benessere personale e professionale.
E quali sono le sfide principali che dovranno affrontare nel mercato del lavoro di domani?
Le carriere professionali non sono più lineari e ben codificate, la realtà è più frammentata. L’idea del posto fisso è superata da loro stessi. C’è la necessità di sapersi adattare a contesti nuovi, contaminarsi e sposare l’approccio “ibrido”, saper gestire la complessità delle trasformazioni legate all’Intelligenza Artificiale, definendone criticamente l’utilizzo.
Al momento le facoltà più richieste sono ancora le STEM, le discipline scientifico-tecnologiche.
Prevedo però che ci sarà un cambio di rotta in futuro, e torneranno ad avere importanza le facoltà umanistiche, che adesso sono considerate quasi percorsi di studio di serie B.
Questo appunto perché consentono di sviluppare maggiormente il pensiero critico e la capacità di costruirsi una visione globale, due competenze che saranno fondamentali nei prossimi anni, per governare questi cambiamenti e la nuova tecnologia che avremo a disposizione.
Per quello che è la tua esperienza, quali sono i settori più “trending” nei quali trovare opportunità lavorative?
Certamente quelli legati alla digitalizzazione, e all’applicazione dell’Intelligenza Artificiale, in ogni settore. Ma anche il management: la richiesta di manager capaci di gestire persone e realtà in continua evoluzione è sempre più grande.
In futuro, come sarà l’inserimento nel mondo del lavoro?
Un inserimento molto più accurato. Le aziende iniziano a capire che, per investire su una persona, non basta un contratto, un riconoscimento sociale, non bastano i benefit.
Siamo di fronte a una generazione, la GenZ, che nel 2030 rappresenterà il 33% della popolazione lavorativa, e che porterà i propri paradigmi all’interno del mercato del lavoro. Paradigmi che sono molto diversi da quelli delle generazioni precedenti. Una generazione che porta con sé un bisogno di trascendenza rispetto al lavoro, per la quale diventa centrale la realizzazione personale e professionale.
Il mercato del lavoro non potrà più dialogare esclusivamente in termini di contratto e di remunerazione: dovrà andare oltre, sul fronte del senso e del significato dell’attività professionale.
Qual è il valore aggiunto che gli strumenti PerformanSe portano in questo processo?
Le attitudini, le motivazioni e il modo in cui gli studenti esercitano le loro competenze, determinano le loro scelte rispetto alle opportunità professionali. Per questo la loro conoscenza e il loro sviluppo devono essere affiancati a quello delle competenze tecniche. Gli strumenti PerformanSe danno l’opportunità, sia allo studente sia alla persona che gli sta davanti (orientatore, recruiter, formatore, datore di lavoro) di esplorare una dimensione a cui, fino ad oggi, non si è data molta importanza.
Giovanni, cosa ami del tuo lavoro?
Amo veder fiorire gli studenti. Aiutarli a diventare consapevoli di quello che sono, e di quello a cui la vita li metterà di fronte. Dare loro l’opportunità di investire sulla qualità della loro esistenza. Il mio lavoro mi appassiona perché mi dà la possibilità di contribuire alla realizzazione personale e professionale delle persone.
C’è qualcos’altro che vorresti condividere con noi? Un pensiero, un aneddoto, un’esperienza?
L’anno scorso, all’interno di uno dei progetti che attiviamo per creare contaminazione tra il mondo degli studenti universitari e le aziende, abbiamo avuto l’opportunità di collaborare con un’azienda visionaria che ha dato l’opportunità ai ragazzi di fare un’esperienza negli Stati Uniti. Per molti di loro era la prima volta in America.
Mi porto dentro questa esperienza come il coronamento del servizio che vogliamo offrire agli studenti e, da un punto di vista personale, penso che me la ricorderò per sempre: vedere i volti felici ed entusiasti di quei ragazzi, vedere come questa esperienza unica abbia influito positivamente sui loro progetti futuri e sui loro sogni, è stato davvero emozionante.
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